Street Art:
10+2 posti dove ammirarla a Roma - Prima parte

"L’occhio è l’unico che può accorgersi della bellezza” anche detto "L'Occhio di Pasolini" di Maupal

Sono ormai diversi anni che si parla di Street Art, e finalmente sono in moltissimi a riconoscerla per ciò che è: una forma d’arte alta, con un suo proprio linguaggio, una progettualità e, molto spesso, un messaggio da veicolare. I tour per ammirare le opere di street art più famose stanno prendendo sempre più piede, ma data la natura stessa di questi affascinanti dipinti, per il momento le guide si presentano ancora insufficienti.

La “bussola” più efficace per trovare i murales più belli in una città che si sta visitando resta la app gratuita di Artribune, scaricabile gratuitamente da ogni dispositivo mobile. Una guida, con tanto di mappa, ai luoghi dove si trovano i dipinti. Per la sua stessa natura, però, la street art cresce potenzialmente ogni giorno, per cui persino questa app potrebbe non essere aggiornata. Il più delle volte ci si trova a voltare un angolo e a lasciarsi sorprendere dalla bellezza improvvisa di un dipinto, per lo più di grandi o grandissime dimensioni.

Sempre per la sua natura, in città come Roma, sarà piuttosto difficile (anche se non impossibile), trovare significativi assembramenti di street art per le vie del centro storico. Innanzitutto parliamo di artisti, non di imbrattamuri, pertanto non deturpano muri protetti e appartenenti al patrimonio artistico mondiale. Al contrario, il loro operato è volto molto spesso alla riqualificazione di aree urbane. Pertanto, se volete davvero immergervi in quartieri dove la street art abbonda, è nelle periferie, nelle borgate e in alcuni rioni che dovete andare.

 

Questa nostra guida non pretende di essere esaustiva, ma vuole darvi qualche spunto per godere di alcune fra le più belle opere di street art a Roma, qualora siate in visita nella capitale, ma anche se ci vivete e ancora non lo avete mai fatto.

L’atteggiamento migliore sarebbe quello del viandante ondivago, che si perde per le strade della Capitale e, come dicevamo sopra, si lascia sorprendere dalle meraviglie nuove e antiche di cui questa città è la più grande detentrice al mondo. Ma se il tempo a disposizione è poco, allora sappiate che ci sono quartieri nei quali la concentrazione è molto alta…

Hunting Pollution, Iena Cruz
1. Quadraro

Forse si potrebbe definire il Quadraro come il limite oltre il quale inizia la periferia Tuscolana. È qui e a Tor Pignattara che nasce nel 2010 il progetto MURo (Museo Urban art di Roma), fortemente voluto da David Vecchiato (aka Diavù). Un museo a cielo aperto, completamente integrato nel tessuto urbano, molto spesso volto alla riqualificazione di facciate di palazzi fatiscenti o di interi quartieri. Da questo progetto sono nate in seguito le due “costole” GraArt e PopStairs.

Una passeggiata per le vie del Quadraro è sempre stata gradevole, sia per l’architettura del quartiere, sia per la possibilità di scoprire ancora oggi vecchie botteghe e deliziosi bistrot. Con il progetto MURo lo è ancora di più: Ron English che gioca con i fumetti proponendo un Hulk bambino e un Topolino radioattivo, i due enormi rospi senza nome di Veks Van Hillik a via dei Quintili, Mr. Thoms che apre l’enorme bocca del tunnel a via Decio Mure, Beau Stanton con i suoi teschi poetici, Kaos One, le api di Lucamaleonte a via Monte del Grano, Alice Pasquini… In continua crescita, il progetto si arricchisce ogni anno di nuove pareti dipinte.

 

 

Tunnel a via Decio Mure, Mr. Thoms
2. Pigneto

Il Pigneto è uno dei quartieri più pieni di street art a Roma. Si arricchisce di opere a una velocità tale che non possiamo davvero elencarvele tutte. In via Fanfulla da Lodi, ad esempio, si concentrano murales dedicati a Pier Paolo Pasolini, come “L’occhio è l’unico che può accorgersi della bellezza”, raffigurante appunto l’occhio del artista, realizzato da MauPal. Il progetto “Io so i nomi”, dedicato al regista di Accattone, ha coinvolto vari artisti, fra i quali anche Mr. Klevra con il suo “Piccola Mania”, NoArt e Fudo, Omino71. Recentemente ripulito per iniziativa degli abitanti è “Immagine di Pasolini”, su via del Pigneto, di Mirko Montano. Sempre un’iniziativa dei pignetini vorrebbe far rivivere “La lupa” di Luca Zamoc. Il grande murales raffigurante una lupa emaciata, ormai sfruttata al massimo, che allatta i tre poteri forti (Chiesa, Stato e criminalità) è un caso particolarissimo. Fu commissionato all’artista modenese da Netflix per promuovere la serie Suburrra, Al termine delle riprese, fu coperto dapprima da una mano di vernice e poi da cartelloni pubblicitari, ma ora la popolazione del quartiere lo vorrebbe “riscoprire”.

Altro artista inconfondibile è il peruviano Carlos Atoche, che con il suo “Acquario” ha affrescato un lungo muro in via Antonio Raimondi: grandi volti classici e pesci pagliaccio. Atoche è intervenuto più volte sui muri del Pigneto, con opere da togliere il fiato. Come il ritratto di Gutemberg su via Braccio da Montone, che affianca due scene differenti in un unico murale, o i suoi cavalli in via Braccio da Montone. E ancora 2501, con il suo “Intersection”, che troneggia sopra la ferrovia a via Fortebraccio, l’omaggio a Gabriella Ferri su Circonvallazione Casillina, Aloha, M-City e il bellissimo “Resistenza: ieri, oggi e domani”, la Political Street Art di Aladin, che si sviluppa su tre pareti in via Giovanni Brancaleone.

Il Pigneto è un concentrato di street art che non possiamo descrivere tutto qui. Bisogna passeggiare per questo “paese nella città” e accorgersi degli sticker di Fulcro o il “SuperPope” di MauPal, come anche dei numerosi interventi di Urban Decoration sulle saracinesche di negozi e locali: in via del Pigneto, via Ettore Giovenale, via Gentile da Mogliano… e ancora il regalo di Atoche sulla sede de Le Moscerine, l’associazione che si occupa delle attività legate al mondo dell’infanzia.

Acquario urbano, Carlos Atoche
3. Ostiense District

La dicitura Ostiense District comprende due quartieri adiacenti: Ostiense e Testaccio. Qui l’architettura romana si mescola con forti caratterizzazioni post-industriali, una vera manna per gli street artist, che molto spesso sono stati ispirati proprio dal tessuto urbano che hanno utilizzato come tela. Via Libetta come viale Ostiense, via del Gazometro come via del Porto Fluviale: sono innumerevoli gli spazi che ben si prestano a coloratissimi progetti come quello di Blu, il quale ha dato dei “volti” a porte, saracinesce e finestre ormai in dismissione, sulla ex caserma all’incrocio tra via del Porto Fluviale e via delle Conce. Lo scopo è sensibilizzare sulla piaga sociale di chi è costretto a occupare gli edifici in cerca di una dimora, come spesso è accaduto in questo edificio nel corso degli anni. Il lupo di Roa, su via Galvani, è stato al centro di innumerevoli polemiche: per molti non rappresentava la Lupa di Roma, ma poteva essere confuso con un lupo qualunque. Axel Voi e J.B.Rock con il suo “Wall of Fame” su via dei Magazzini Generali, sono solo alcuni fra i tanti nomi noti alla street art che si possono incontrare per queste strade. Una menzione speciale spetta ovviamente a Federico Massa, aka Iena Cruz, il quale ha realizzato il più grande murales ecologico d’Europa. Una pittura angolare su un palazzo in via del Porto Fluviale, una delle strade a più alta concentrazione di traffico della Capitale, interamente realizzata con tecnologia Airlite, una vernice mangia-smog che rende l’aria che lo circonda più respirabile. Il nuotatore di Iacurci fu realizzato sopra la Pescheria Ostiense, sempre in via del Porto Fluviale, in occasione dell’Outdoor Festival nel 2011. Sui muri accanto all’entrata del mercato di Testaccio, Alice Pasquini raffigura l’amore tra due donne. Ma è ancora Carlos Atoche, con la sua dirompente carica, a regalarci un’opera monumentale: il suo “La caduta dei giganti” è la consueta mescolanza di volti mitologici ed elementi della natura. “Tutti i poteri sono passeggeri, è la forza della natura che resiste”, disse il peruviano durante la realizzazione di questo magnifico murale.

Ex caserma al Porto Fluviale, Blu
4. Tor Marancia

Probabilmente il progetto per la riqualificazione urbana di Tor Marancia è il più ambizioso finora realizzato a Roma. In una borgata a due passi dalla Garbatella, noto per la sua architettura che si presta a diventare ghetto, un progetto ideato da 999Contemporary, organizzato da Francesca Mezzano e curato da Stefano S. Antonelli e Gianluca Marziani, è stato sostenuto economicamente da Roma Capitale e condiviso con ATER del Comune di Roma. Il tutto ha preso l’avvio a marzo 2015. Il lotto 1 di Tor Marancia è stato letteralmente trasformato da ventidue artisti internazionali, fra cui Pantonio, Diamond, Seth, Matteo Basile, Lek & Sowat, Clemens Behr, Reka, Jeriko, Moneyless, Domenico Romeo, Satone, Danilo Bucchi, Alberonero, Philippe Baudeloque, Mr. Klevra, Gaia, Guido Van Helten e Best Ever.

Grazie a questa imponente opera a metà fra la decorazione e la riqualificazione, Tor Marancia è diventata meta sia di turisti che di appassionati romani i quali mai avrebbero visitato questa parte della città. Addirittura, nelle domeniche di sole, sono molte le famiglie che portano i bambini a visitare questo coloratissimo, enorme museo a cielo aperto. Non tutti i murales sono visibili dalla strada: bisogna addentrarsi nei cortili e scoprire questo quartiere. “Big City Life” ha visto la luce dopo ben settanta giorni di lavoro e ben oltre il migliaio di bombolette spray di vernice utilizzate.
La prima, l’opera-pilota, è stata Il peso della forza, dell’artista italo-argentno Jaz. Ma la più amata dagli abitanti del quartiere è senza dubbio Il bambino redentore, del francese Seth. Dopo aver disegnato una scala con dei pastelli, un bambino vi sale e si affaccia verso il futuro. Quel bambino è Luca, che abitava a Tor Marancia e che lì ha perso la vita mentre giocava. E ancora la Santa Maria di Shangai di Mr. Klevra, che ricorda il periodo in cui Tor Marancia era detta “la Shangai capitolina”.

Bambino redentore, Jaz
5. Tor Pignattara

Anche questo storico quartiere popolare di Roma è stato “preso di mira” dagli street artist per la sua riqualificazione. Il progetto MURo (Museo Urban art Roma), in collaborazione con diverse gallerie d’arte, come Wunkerkammern, e il comitato di quartiere, sempre molto vivace e presente sul territorio, ha visto riqualificare moltissime facciate di grigi palazzi, spesso pareti cieche, che altrimenti sarebbero state destinate ad altro, come enormi cartelloni pubblicitari, o lasciate alla fatiscenza. Etam Cru spiazza con un uomo che esce da un bidone della spazzatura tenendo in mano una tazza di caffè fumante in via Ludovico Pavoni, Dulk propone la sua simpatica e controversa volpe rossa su un ramo in via Antonio Tempesta, C215 ci dà un’inquietante strizzata d’occhio in via Ciro da Urbino, Jef Aerosol con il suo funambolo su una parete cieca in via Gabrio Serbelloni, L’Atlas, Diavù con Lucamaleonte e Nic Alessandrini, Diavù da solo sulle bacheche dismesse del vecchio cinema Impero, che ritrae Anna Magnani, Pierpaolo Pasolini, Mario Monicelli, Herakut, Etnik… La mappa è potenzialmente infinita. Basta girare a piedi, alzare lo sguardo e lasciarsi stupire. Ancora una volta Atoche ha realizzato qui un murale su due pareti, all’angolo tra via di Torpignattara e via Pietro Rovetti. Un altro acquario, ma stavolta senza nome, con sub, pesci pagliaccio e elementi del classicismo, come il pensatore, impreziosiscono questo incrocio. Più volte imbrattato, sempre ripulito dal comitato di quartiere.

Red Fox, Dulk

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Graart, Primavalle, San Lorenzo, San Basilio, Trastevere, Trullo…

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